Interviste

Intervista pubblicata nel periodico L’Ora della Calabria

Interview published in L’Ora della Calabria

Flavia Ida è nata e cresciuta ad Arena, in provincia di Vibo Valentia. A 28 anni—dopo gli studi all’Università Federico II di Napoli—si trasferisce negli Stati Uniti. Iscrivendosi alla San Francisco State University, consegue successivamente—con il massimo dei voti—la laurea in Inglese e Scrittura Creativa. Pur lavorando da anni come traduttrice e consulente per il Consolato Generale d’ltalia, Flavia Idà si dedica alla scrittura. Il suo primo romanzo Il ferro e il telaio come la sua autrice ha fatto la spola fra il Vecchio e il Nuovo Mondo.

Ci racconti la tua storia?

Sono nata e cresciuta in Arena (VV); ho studiato al Liceo Classico Genovesi di Napoli, poi all’Università Federico II, seguendo i corsi di storia medioevale del Prof. Ernesto Pontieri, massima autorità sul periodo storico in cui si svolge il mio romanzo. A 28 anni sono venuta a San Francisco e ho appreso l’inglese da autodidatta seguendo programmi per bambini assieme a mio figlio Adam di 4 anni. Mi sono poi iscritta alla San Francisco State University, dove ho conseguito con il massimo dei voti la Laurea in Inglese e Scrittura Creativa e ho poi insegnato Inglese e Scrittura Creativa. Ho anche insegnato l’italiano in varie scuole della Bay Area. Lavoro da molti anni come traduttrice e consulente per il Consolato Generale d’Italia a San Francisco, nelle pratiche di cittadinanza italiana. Un lavoro che mi da’ molte soddisfazioni perchè aiuto persone di tutto il mondo a ricollegarsi con il nostro Paese.

Un romanzo americano ambientato in Calabria: com’è nata l’idea?

Non può dirsi un romanzo americano. È nato in Italia in italiano, quando ero molto giovane; poi emigrata in USA l’ho tradotto in inglese e usato come tesi di laurea, ora l’ho ritradotto in italiano. È un libro che come me ha fatto la spola fra il Vecchio Mondo e il Nuovo. In USA verrà pubblicato dalla stessa casa Hunt Press of Los Angeles il mio secondo libro, che riflette la mia esperienza vissuta in questo continente.

Cosa racconti nel tuo libro?

Come suggerisce il titolo, Il ferro e il telaio, il romanzo comincia con il tema della dicotomia, simbolizzata dal ferro della spada: fra uomini e donne, popolani e signori, genitori e figli, nazionalità diverse e fedi religiose diverse. Queste dicotomie finiscono poi per intrecciarsi armoniosamente come le fila nel telaio. La protagonista è una donna del ceto popolare, dal carattere forte e indipendente, che sfida ogni convenzione sociale per vivere secondo i propri principi in un mondo in cui le scelte femminili erano (e per molti versi sono ancora) severamente limitate. Attraverso la vita della protagonista viene espresso anche il tema del rapporto fra chi non ha il potere, chi lo ha e chi lo abusa. Non si tratta quindi di una pittoresca storia d’amore e d’avventura.

Ci sono immagini calabresi che hanno un posto speciale nei tuoi ricordi?

Tutto il romanzo si basa sui miei ricordi, quindi tutte le immagini hanno un posto particolare. Ho descritto città e paesi, la caccia al pescespada, i riti religiosi, i costumi tradizionali, l’arte magno-greca, perfino i mastazzola. Ho voluto inserire nella storia il maggior numero possibile degli aspetti unici di tutta la nostra Regione; il campanilismo mi impensierisce. Il libro è stato accolto con entusiastiche recensioni da lettori americani, italoamericani, italiani e di altre nazionalità, e da entrambi i sessi nella stessa misura. La cosa che maggiormente li ha colpiti è la scoperta di un’epoca d’oro della storia del Sud, il regno di Re Ruggero II il Normanno, epoca ribattezzata dagli storici “il primo Rinascimento italiano.” I lettori USA (e molti lettori italiani) parlano di come il libro ha contribuito a sfatare il loro cliché che la Penisola finisce a Roma e ricomincia a Messina.

Si parla anche di una versione in italiano – è vero?

La mia versione in italiano è in visione presso varie case editrici in Italia. Il volume cartaceo in inglese è presente nella Biblioteca Pubblica di San Francisco, nella Biblioteca Calabrese e nella Biblioteca Pontieri.

Domenico Marcella
aprile 2014

Intervista pubblicata nel periodico Vibonesiamo

vibonesiamo.it

Flavia Idà, arenese trapiantata negli Stati Uniti, dalla California riscopre e fa riscoprire la sua Calabria, attraverso la sua opera prima “The Iron and the Loom“, edito negli Usa dalla Hunt Press of Los Angeles.

La sua versione in italiano, già pronta, dal titolo “Il ferro e il telaio” è in attesa di pubblicazione in Italia. Il romanzo è ambientato nel XII secolo, al tempo della dominazione di Re Ruggero II il Normanno. Sullo sfondo di un amore per l’epoca impossibile, si intrecciano storia, bellezze, tradizioni, luoghi, riti, costumi ed arte di una Calabria che fu e che in gran parte continua ad essere.

Nata ad Arena, Flavia Idà studia all’Università Federico II di Napoli, seguendo corsi di Storia Medioevale con il prof. Ernesto Pontieri, massima autorità sul periodo storico in cui si svolge il romanzo. A 28 anni si trasferisce a San Francisco, dove prende prima a pieni voti la Laurea in Inglese e Scrittura Creativa, e in seguito il Master’s Degree. A San Francisco insegna Inglese e Scrittura Creativa, e oggi lavora come traduttrice e consulente per il Consolato d’Italia.

Nel dicembre del 2013 vede la luce “The Iron and the Loom”, che ottiene consenso e successo di critica in Usa. Tra le recensioni spiccano quella di Dianne Hales, autrice del bestseller “La bella lingua”, la quale descrive il libro come «una storia epica ed emozionante della sua terra che incanta»; di Daniel J. Langton, preside della facoltà di Scrittura Creativa della San Francisco University, secondo cui è «uno dei migliori romanzi scritti in America da donne che hanno trascorso gran parte della loro vita in Italia»; e di James Dalessandro, scrittore e regista, che parla di «un grande libro che, con meravigliosi ritratti d’Italia e avvincente senso del dramma, mi porta nel Paese che amo».

Un libro quindi che serve anche a far conoscere una terra che—come spiega l’autrice—la maggior parte degli americani conosce poco, e che ha contribuito a sfatare il cliché che la Penisola termina a Roma e ricomincia a Messina.

Il fulcro del romanzo, ambientato nella Tropea del 1136, è l’amore contrastato tra la protagonista Kallina d’Àrgira, figlia di pescatore e maestra delle arti del telaio, ed il governatore della città Dàlibor d’Hancourt, entrambi oppressi da una vita non scelta, i quali dapprima divisi dalla loro condizione sociale si uniranno in un legame che sfida ogni distinzione. Le loro vicende si svolgono sullo sfondo di un dettagliato quadro nel quale, al di là di ogni campanilismo, Flavia Idà ha inserito quante più caratteristiche della Calabria le fosse possibile, prendendosi la libertà, come solo gli artisti fanno, di spostare elementi da una località all’altra, ad esempio la caccia al pescespada, traslata da Bagnara a Tropea.

L’autrice riesce così a descrivere tante città e tanti paesi in uno.

Dunque storia e fantasia, cultura e tradizioni, luoghi e personaggi, amore e dramma: ingredienti chiave per un libro che avrà successo anche da noi se qualche editore con la E maiuscola trovasse il tempo per leggerlo.

Complimenti all’Autrice per aver scritto questo emozionante romanzo, meraviglioso e superbo. Autrice, sicuramente in possesso di un grande dono della natura: lo Scrivere. Autrice che, con questo romanzo, ha portato notorietà e luce positiva alla nostra Calabria negli Stati Uniti. Il romanzo è promosso dalla Idà anche sul suo sito web: www.flaviasvoice.com.

Al seguente indirizzo sono disponibili i primi 4 capitoli in lingua italiana.

Domenico Capano
Torino, 12 luglio 2014